Brexit destabilizza pensioni italiane alternative utili

La riforma pensionistica è sempre al centro dell’attenzione politica e sindacale quale argomento per apportare opportune modifiche alle categorie più svantaggiate di lavoratori, il Brexit non ha certamente aiutato in questo anzi, la sua vittoria ha destabilizzato le pensioni italiane frenando l’economia europea, quale conseguenza anche quella dell’Italia, infatti la Banca d’Inghilterra ha tagliato le stime di crescita, quindi il lavoratore che alternativa ha per poter avere una pensione che gli consenta di vivere decorosamente con dignità durante la vecchiaia? quali alternative utili si possono utilizzare per integrare una pensione che sarà molto magra negli anni a venire? la vittoria della Brexit ha destabilizzato le pensioni italiane ma si hanno alternative utili grazie alle informazioni di Il Giornale, di cui postiamo l’inter articolo.

Da Il Giornale, un articolo scritto da Ennio Montagnani, in data odierna con informazioni utili per alternative pensionistiche:

Chi non scommette sulle azioni va incontro a una rendita-mini

La Brexit rafforza la prospettiva che la stagione dei tassi rasoterra proseguirà a lungo. Per costruirsi una pensione di scorta è quindi necessario rischiare di più, puntando sulle Borse e sui titoli ad alto rendimento. In caso contrario ci si dovrà accontentare di un ritorno inferiore a quello degli anni passati. Facciamo un esempio. Ipotizzando un rendimento medio anno del 2%, che è quello oggi ragionevolmente ottenibile da un fondo di investimento prudente o prevalentemente obbligazionario, un versamento di 200 euro al mese (2.400 euro l’anno) per 35 anni si traduce in una rendita finale di 6.200 euro. Tale rendita sale a 11.500 euro se il portafoglio avesse un rendimento annuo del 5%, o di 11.500 euro con un tasso del 7%. Percentuali però oggi raggiungibili solo con portafogli prevalentemente azionari o ricchi di bond ad alto rendimento. Insomma la scala del rischio è cambiata e occorre adeguarsi. Chi ha davanti almeno 10 anni di vita lavorativa, dovrebbe quindi scegliere una linea azionaria, così da sfruttare le potenzialità delle Borse nel lungo termine (tollerandone però le oscillazioni nel breve periodo). Con meno di 10 anni ma più di cinque, la scelta potrebbe invece cadere su una linea bilanciata (40-50% azioni e il resto obbligazioni, titoli di Stato e strumenti monetari) mentre per chi ha 3-5 anni di vita lavorativa è meglio una linea obbligazionaria; sotto i 3 anni è opportuno spostarsi su una linea monetaria o garantita.

INFORMAZIONI UTILE PER PENSIONI ALTERNATIVE
ISTITUTO NAZIONALE PREVIDENZA SOCIALE
Con i fondi si può dedurre e c’è il contributo aziendale

Va ricordato che i fondi pensione e i «Pip» sono gli unici strumenti che, per legge, permettono di dedurre dalle tasse fino a 5.165 euro all’anno di versamenti. Inoltre, il lavoratore che aderisce al fondo pensione negoziale di categoria (come, per esempio il fondo Cometa per i lavoratori del settore metalmeccanico) o al Pip convenzionato con l’azienda, beneficia di un contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro (che oscilla tra l’1% e il 2% del reddito annuo).

Con le Unit linked si punta sulla ripresa delle Borse

Un’altra formula per costruirsi una pensione integrativa è quella utilizzare le unit linked, i prodotti assicurativi che investono il premio versato in fondi d’investimento e strumenti finanziari. In questo caso, tranne specifici contratti, non sono previste agevolazioni fiscali. In alcuni casi, il contratto assicurativo contempla alcune coperture in caso di premorienza dell’assicurato oppure nel caso di invalidità o di perdita dell’autosufficienza. Le unit sono contratti caratterizzati da una maggiore «vivacità», e tendono ad amplificare i movimenti del mercato: nel 2009, per esempio, mentre i fondi pensione negoziali hanno guadagnato l’8,5% le unit hanno registrato un +14,5% (e quelle azionarie addirittura +20,6%) mentre nel 2011, a fronte di un +0,1% dei fondi pensione le unit hanno perso il 5,2% (-7,9% le unit azionarie).

Polizze vita, capitale garantito Ma occhio ai tassi a zero

Le polizze vita classiche, quelle basate sulle cosiddette gestioni assicurative separate vita, continuano ad avere un forte appeal sugli italiani ma potrebbero non essere in grado nei prossimi anni di garantire i rendimenti del passato. Chi le ha le mantenga in portafoglio, perché gli verrà comunque riconosciuto il rendimento minimo di contratto (compreso tra l’1,5% e il 3%). Chi invece le volesse sottoscrivere adesso, dovrebbe optare per i contratti assicurativi che abbinano tali gestioni a linee d’investimento non garantite ma più aggressive dal punto di vista finanziario (come le unit linked). Insieme ad un consulente finanziario di fiducia è infatti possibile combinare opportunamente la quota da destinare alle gestioni separate e quella da impiegare nelle linee a più elevato contenuto finanziario, in modo da alimentare una accumulazione di medio lungo termine per la pensione di scorta.

Con il Fai-da-te per puntare sui mercati emergenti

Cosa fare per costruirsi una pensione di scorta se si desidera evitare sia i vincoli fiscali dei fondi pensione (che non permettono di incassare capitale e rendita prima del compimento dell’età pensionistica) sia gli impegni dei contratti assicurativi vita (unit linked e polizze classiche)? Si può allestire una strategia a lungo termine tramite Etf, Fondi comuni e Sicav in modo da cercare di rendere trascurabile l’effetto Brexit sulla crescita del pil italiano (e, con esso, sulle pensioni Inps). In questo caso, ovviamente, si rinuncia a qualsiasi vantaggio fiscale (tipico dei fondi pensione e dei Pip) e di garanzia del capitale investito (caratteristica delle polizze vita classiche) ma, tramite un consulente finanziario di fiducia, si può puntare ad investimenti in mercati completamente estranei alla crescita italiana. Alcuni esempi? Mercati azionari emergenti, settore delle biotecnologie, small cap americane, società attive nelle infrastrutture. Le potenzialità di una tale strategia si possono riassumere nei rendimenti registrati negli ultimi 25 anni con un versamento da 200 euro al mese, ovvero 2.400 all’anno, per un totale di 60mila euro: con un «Pac» in etf o fondi azionari mercati emergenti si sarebbe accumulato un capitale di 102.300 euro (con una rendita annua di 5.118 euro), ovvero i 163mila euro (e 8.150 euro di rendita annua) con un Pac in etf o in un fondo azionario small cap Usa, oppure 373.600 euro (e 8.600 euro di rendita all’anno) con un etf o in un fondo azionario.

Fonte: IlGiornale

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